18 marzo 2024

Michele Nicchio verso la Presidenza regionale di AIOP

Michele Nicchio, Direttore Operativo del Gruppo Mantova Salus, martedì 19 marzo sarà eletto presidente di AIOP Lombardia. La candidatura di Nicchio, 42 anni, ha ottenuto un consenso unanime da parte di tutti i soggetti all’interno di AIOP Lombardia (Associazione Italiana Ospedalità Privata) e la sua elezione è certa.
Nicchio sarà il primo mantovano ed il più giovane presidente lombardo dell’Aiop, l’associazione che rappresenta 106 strutture della sanità privata accreditata operanti in Lombardia, parte integrante del Sistema sanitario regionale. 
In passato Nicchio è già stato presidente regionale e nazionale di Aiop Giovani e vice presidente regionale di Confindustria Giovani. 
Riportiamo qui di seguito l'intervista di Roberto Bo per la Gazzetta di Mantova:
 
Dottor Nicchio, oggi è un gran giorno per lei e la sanità mantovana...
«Beh, avere un presidente mantovano in una sanità regionale che vede sicuramente la parte preponderante dei suoi erogatori nelle province più importanti come possono essere Milano, Bergamo e Brescia è senza dubbio una cosa positiva che questa volta abbiano deciso di puntare su una persona che arriva da Mantova.
 
Qual è lo stato di salute della sanità privata in Lombardia?
È uno stato di salute che ovviamente può sempre essere migliorato. Mi sia permesso dire che ultimamente siamo un po’ sotto attacco in maniera strumentale. I dati reali sullo stato di salute del sistema sanitario lombardo, compresa la componente privata, evidenziano che siamo in cima alle classifiche e ai ranking nazionali. Le strutture lombarde sono piazzate ottimamente, e qualche settimana fa la classifica di Newsweek ne ha poste diverse tra le prime cento in Italia.
 
Ci sono delle criticità da affrontare?
Carenza di personale e liste di attesa. Su questi problemi dobbiamo lavorare non solo con un orizzonte di lungo termine ma anche nell’immediatezza, velocizzando e semplificando i processi di riconoscimento dei titoli per il personale proveniente dall’estero. Per le liste d’attesa l’introduzione del nuovo tariffario nazionale ha complicato le cose, ma la Lombardia, grazie all’autonomia gestionale, è riuscita a limitare e calmierare gli effetti negativi. Sul tema va poi smentita una fake news relativa al Cup unico e alla mancanza di volontà di aderirvi. Da anni tutte le strutture private convenzionate si sono integrate con il sistema di prenotazione unico. Vero è che Regione Lombardia ha ritenuto fosse arrivato il momento di implementarlo e, come avvenuto nel passato, quando il nuovo sistema di prenotazione sarà pronto, le nostre strutture si integreranno con esso.
 
Qual è il vostro ruolo nell’ambito del sistema sanitario nazionale?
Il privato in Lombardia è un privato ormai imprescindibile sia in termini di qualità che di quantità delle prestazioni offerte. E vorrei porre l’accento sul fatto che il privato convenzionato in Lombardia, cioè quello in cui il cittadino non paga nulla o solo il ticket, rappresenta il 40 per cento del totale delle prestazioni. E non è poco se consideriamo anche la sua presenza capillare sul territorio.
 
Quanti posti letto avete a disposizione negli ospedali?
I posti letto convenzionati con il sistema sanitario regionale in Lombardia sono 13.500 contro i 28mila negli ospedali pubblici. Non mi sembra eccessivo dire che rappresentiamo una bella gamba su cui si regge l’intero sistema sanitario regionale.
 
Margini di miglioramento?
Certo, se ovviamente ci danno la possibilità di offrire le prestazioni sanitarie erogato dal pubblico. Innalzare l’asticella qualitativa si può, avendo lo spazio e continuando a sfruttare l’efficienza e la flessibilità del privato senza imporre limitazioni di prestazioni.
 
A che cosa punta il suo mandato?
Sono due le cose sulle quali vogliamo spingere. La prima è la mobilità attiva extraregionale, senza ridurre di un briciolo l’attività ai lombardi, cercando quindi di attirare utenza fuori regione per avere più risorse da investire in Lombardia. La seconda è legata al socio sanitario, per rendere le Rsa, le residenze sanitarie assistenziali, sempre più supporto territoriale e in appoggio al settore ospedaliero.
 
Che cosa vorrebbe cambiare?
Vorrei cambiare una certa mentalità, quella di chi continua a chiamarci solo “privati”. Stiamo dimostrando che oggi siamo parte integrante del servizio sanitario nazionale.